Il motore del Linguaggio Non Verbale del Corpo: l' Amigdala

La maggiore responsabile dei segnali non verbali emotivi è l' amigdala. Essa gestisce le nostre reazioni emotive e le traduce in azioni spontanee immediate. Parte arcaica del nostro cervello più antico, serve a reagire in tempi minimi a seguito di stimoli considerati a suo giudizio degni di immediata reazione.

Le nostre reazioni emotive sono frutto di percezioni. Queste ultime possono arrivare dall'esterno, dal nostro corpo o dai nostri pensieri; quando riescono a stimolare l'amigdala questa fa scaturire in noi una reazione psichica, fisica ed emozionale.

L'amigdala è fondamentale per spiegare il motivo dei segnali del linguaggio non verbale. Essa riceve gli input provenienti dai sistemi percettivi e controlla se questi possano appartenere a qualcosa di già conosciuto per cui sia necessario attivare delle reazioni.


Ad esempio se ci siamo feriti con una lama e ciò ha provocato dolore, l'evento sarà immagazzinato in una sorta di lista di cose conosciute, sotto la dicitura “attenzione, pericolo” (per fare un esempio). Ogni qualvolta vedremo una lama o utensile simile risponderemo automaticamente, grazie all'azione dell'amigdala, senza nemmeno dover pensare.

La nostra evoluzione ha portato a questo sistema meccanico di reazione involontaria che può benissimo salvarci la vita in situazioni pericolose in cui sia indispensabile agire tempestivamente senza elaborare troppo. In certe situazioni un secondo può fare la differenza e questa parte del cervello (amigdala) compie a puntino il proprio dovere.

Avviciniamoci ora alla relazione esistente tra linguaggio non verbale del corpo e amigdala.

L'amigdala a volte non riesce o non ha il tempo di interpretare bene lo stimolo ricevuto e può commettere errori. Infatti lavora molto per associazione di simili, detta anche “analogia”, che la porta molto spesso a reagire a fotografie di coltelli come se fossero reali. E' lo scotto da pagare in cambio della rapidità di reazione. Ma andiamo a osservare più da vicino la cosa.

Molte parti del nostro “cervello antico” sono addirittura presenti in animali poco sviluppati, infatti sono anche chiamate “rettiliane” come ad indicare la loro presenza in animali non evoluti quanto l'uomo. Per questo ha bisogno, per non incorrere in palesi sbandate, dell'interazione con il resto del cervello, quello più “recente”, ossia la corteccia prefrontale che ha il massimo grado di evoluzione e ci distingue dal resto degli animali.

L'interazione tra queste due parti (quella più rapida, antica, automatica e quella più lenta, recente, evoluta) non è immediata e nel tempo che intercorre tra lo stimolo della prima e la presa atto della seconda passa in media almeno un secondo. In questo spazio il corpo può iniziare delle reazioni che saranno smorzate soltanto dopo la traduzione del messaggio (già valutato dall'amigdala) da parte della corteccia. Quindi tale reazione (ad esempio un movimento) anche se verrà fermata, potrà essere notata in quanto già in processo di esecuzione.

Facciamo un esempio. Se sto guardando un film horror e una scena mi fa sobbalzare, significa che questa è riuscita a far reagire l'amigdala che considera l'informazione al pari di una scena realmente avvenuta. Perciò mi mette in allerta preparandomi a fuggire o a difendermi. Poco dopo, un secondo o poco più, la corteccia prefrontale prende atto che si tratta di un film, di finzione quindi, e inibisce l'urlo che farei o l'eventuale fuga. Un gatto, sprovvisto di corteccia prefrontale, fuggirà anche a seguito di una foto raffigurante qualcosa di spaventoso, in quanto verrà considerata al pari del reale e l'assenza di corteccia non permette l'inibizione del falso allarme.

Molti segnali non verbali del corpo sono appannaggio di tali reazioni e se provvederemo ad osservarli e tradurli, potremo capire come vengono percepite dalla parte interiore dell'interlocutore.

Anni di studi hanno efficacemente tradotto molte tipologie di segnali corporei e grazie ad un opportuno sistema di decodifica non verbale si possono carpire molte informazioni sulla persona. Ne è esempio la reazione automatica a proteggersi coprendosi con le mani sopra la testa fatta a seguito di un semplice gesto volto ad alzare un braccio. Questa reazione è molto comune in chi abbia subito forti traumi provenienti da percosse fisiche.

In tal caso la reazione utile a farsi scudo è immediatamente inviata dall'amigdala per proteggersi, non si ha molto tempo per farlo quindi essa deve agire precipitosamente. Poche frazioni di secondo dopo però, la persona si rende conto del falso allarme e riprende la posizione iniziale. Al buon decodificatore dei segnali corporei però, sarà è arrivata un'informazione sulla persona, utile a rapportarsi al meglio con lei.

Ovviamente questo è un esempio macroscopico, nel metodo di decodifica non verbale che consiglio si osserveranno micro-segnali del corpo non così palesi.

Questo è un esempio classico, come quello che riporta l'atto di sfiorarsi il naso quando la mano è già “partita” per coprire la bocca (atto che si fa da bambini per comunicare che non volevamo dire ciò che abbiamo detto o che non vogliamo venga detto ciò che sentiamo) gesto che da adulti si cerca di inibire e la mano, fluttuante ora in modo inutile, deve giustificare la sua dipartita e lo fa fingendo un prurito al naso. Certo, a volte il prurito si sente davvero, ma in questo caso è un esempio di non perfetta sincronizzazione tra cervello emotivo automatico e cervello razionale.

Intuibilmente, non tutti i messaggi non verbali del corpo sono frutto di asincronia tra amigdala e corteccia, ma in ogni caso la responsabile degli scarichi emotivi e del linguaggio inconscio del corpo è sempre lei.

Molti infatti la definiscono “motore del linguaggio del corpo” nonostante osservando più da vicino il funzionamento del nostro cervello inconscio si evince che sono molte le parti fisiche che collaborano alla creazione di micromovimenti, microespressioni, posture e simili.

Infatti questa parte del cervello si attiva ogni qualvolta avviene un carico emozionale di qualsiasi tipo: positivo, negativo, neutro. Da qui l'idea di chiamare molti microsegnali corporei “scarichi emotivi” o “sfoghi emozionali”.

Come da politica già adottata in altre parti dei miei scritti, il punto focale è quello di capire meglio come funzioniamo al fine di saper meglio capire il linguaggio del corpo e interpretare così più accuratamente i suoi messaggi indiretti.

NB: Chi avesse necessità di dettagli più approfonditi sull'argomento “amigdala” dovrà consultare un buon libro di psichiatria, neurologia o psicologia avanzata. Per quanto ci riguarda è sufficiente sapere a cosa serve e come funziona globalmente: non siamo ricercatori di medicina e fisiologia, ma studiamo quanto basta per ottenere i migliori risultati concreti senza dover conseguire una laurea per ogni singola tematica affluente.

Queste informazioni possono essere utilizzate con strategia, ed è qui che arriviamo noi. Possiamo parlare con un interlocutore e nel discorso citare qualcuno, ecco che spesso a questo punto potremo osservare la reazione dell'amigdala. Come? Ovviamente osservandolo appena il suo corpo farà scaturire messaggi non verbali inconsci. Non verranno espressi sistematicamente e non su tutto, dovremo trovare il giusto stimolo e il giusto modo di porlo per verificarlo (come spiego nella sezione tecnica dei miei corsi e in vari articoli pubblicati nel blog).

Possiamo pronunciare un nome e attendere, possiamo enunciare frasi e discorsi atti a far percepire una certa cosa per notare le reazioni non verbali.

Prima di proseguire verso proposte o richieste esplicite sarà opportuno eseguire una breve analisi corporea su tali temi. Potremo prevenire rifiuti e obiezioni la maggior parte delle volte. Il risultato sarà più efficace.

Come potete notare, dalla teoria si può plasmare immediatamente l'aspetto pratico. Buona sperimentazione!
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